Che cosa sono i costrutti personali?
Ogni persona vive le cose in modo diverso dalle altre, ogni persona ha i suoi costrutti ha le sue lenti colorate per vedere il mondo.
Il significato degli eventi della vita non risiede negli eventi stessi, ma nella costruzione che ne facciamo. Nessuna cosa è “oggettivamente” tragica, divertente, affascinante o noiosa, ma il significato che ciascuno gli attribuisce è “soggettivo”. Ogni esperienza che facciamo può essere piacevole o spiacevole a seconda di come la viviamo e dell’interpretazione che ne facciamo.
Per questo lo stesso evento può essere vissuto da due persone diverse in maniera diversa. Anche la stessa persona in due momenti diversi della vita può vivere un evento in maniera diversa.
Ogni modo di vedere e di vivere dev’essere compreso ed accettato per quello che è, senza giudizio e con rispetto.
Il Costruttivismo parte dal presupposto che non c’è un’unica realtà, separata da chi la osserva, ma molteplici costruzioni e narrative legittimate nella loro diversità e suscettibili di continue revisioni.Questo principio viene chiamato alternativismo costruttivo ed è ciò che maggiormente distingue il costruttivismo da altre teorie psicologiche come psicoanalisi, psicologia cognitiva, che si basano invece su un’idea di “giusto” e di “sbagliato” , di “diagnosi” e di ” correzione di pensieri ed impulsi inadeguati”.
I concetti di “giusto/ sbagliato”, “vero/ falso” non hanno senso nella terapia costruttivista. Ognuno è libero di fare le scelte che hanno più senso per lui e si ritiene che ogni persona faccia la scelta migliore per se stessa in quel determinato momento e con le risorse che si ritrova.
Questo principio inoltre da spazio di libertà verso il futuro in quanto “ogni interpretazione dell’universo è suscettibile di revisione o sostituzione”: partendo da premesse diverse, da interpretazioni diverse, ciascuna persona sarà libera di compiere scelte diverse, percorrere nuove strade
Fare propria questa visione della conoscenza personale comporta un atteggiamento di rispetto e di accettazione per chi vede le cose in modo diverso da noi.
Corollario della scelta
Ogni costrutto è dicotomico e bipolare: una cosa è “interessante” oppure “noiosa”, una persona è “egoista” o altruista”, a seconda del significato che attribuiamo all’azione o all’evento.
Anche riguardo alle scelte e ai comportamenti che mettiamo in atto esistono diverse alternative. Possono inoltre essere fornite molte ragioni per spiegare perchè ho fatto una certa cosa.
Spesso ciò che stiamo facendo diventa chiaro solo quando prendiamo in considerazione il suo polo opposto. Decidere di non fare qualcosa può essere molto più importante che decidere di fare qualcosa. CIò che avremmo potuto fare ma non abbiamo fatto è importante per dare un senso a ciò in cui ci siamo impegnati.
Le persone dunque fanno sempre qualcosa, e spesso ciò che non fanno, ciò da cui si tengono lontane, è ciò che determina la loro scelta d’azione.
Anche nella costruzione dell’identità questo principio è molto importante: è più difficile definire ” chi sono” mentre sarebbe più facile definire “chi non sono e non voglio essere”.
Spesso accade infatti che ci sentiamo “in colpa” quando le nostre scelte o i nostri modi d’agire possono essere interpretati in una maniera che non ci piace, al contrario di ciò che noi crediamo di essere.
Che cos’è un “disturbo” psicologico?
Qual è l’obiettivo della Psicoterapia Costruttivista Ermeneutica?
L’obiettivo della psicoterapia costruttivista ermeneutica non è quello di portare le persone ad assumere un punto di vista “più giusto”, un modo di comportarsi “corretto”, ma trovare un modo proprio che abbia più senso per lui. Questo comporta la comprensione profonda e l’accettazione delle proprie caratteristiche, l’ampliamento delle alternative e la rielaborazione della propria realtà personale e relazionale.
Secondo Chiari 2016, la psicoterapia secondo la prospettiva costruttivista ermeneutica può essere definita come “un processo relazionale volto a favorire la riattivazione dell’esperienza attraverso una ricostruzione dell’identità narrativa del cliente” (.
Il cliente ed il terapeuta lavorano insieme per ampliare il mondo dei costrutti del cliente, per ampliare nuove strade e sperimentare nuovi modi di vedere il mondo e la vita.
Chi sono i clienti?
I clienti sono persone che si sono bloccate e continuano a tornare sugli stessi pensieri, sulle stesse sensazioni senza riuscire a rimettersi in moto. Sono persone alla ricerca di nuovi significati e di nuove narrazioni, anziché “malati” da guarire o “pazienti” da correggere. Non sono depressi, ansiosi, narcisisti o bulimici, ma persone ciascuna con una propria storia e delle proprie emozioni che cercano di giocare ruoli significativi nelle loro relazioni e di dare un senso alla loro vita.
Chi è il terapeuta?
Il terapeuta è una persona curiosa del modo in cui i propri clienti vedono il loro mondo che può essere ricostruito e rinarrato; è una persona più interessata a porsi delle domande piuttosto che a ricercare delle risposte.
Non è un medico che da consigli o che indica la strada giusta da prendere ma è una persona che vuole andare insieme al cliente alla scoperta dei suoi significati, delle sue emozioni, delle motivazioni per cui le cose accadono.
Nella psicoterapia costruttivista-ermeneutica, il cliente è l’esperto in quanto creatore del proprio mondo di significati e lo psicoterapeuta, secondo una metafora di Kelly, agisce da “supervisore” , da accompagnatore. il termine inglese “under-stand” suggerisce che per comprendere davvero una persona ci si deve mettere in una posizione di inferiorità, ci si deve “mettere sotto”. Per questo il terapeuta costruttivista non sarà mai una persona che vuole imporre il suo modo di vedere o il suo giudizio, ma cercherà sempre di capire e seguire le costruzioni dell’altra persona.
La Psicoterapia Costruttivista Ermeneutica deriva dalla Psicoterapia dei Costrutti Personali di George A. Kelly (1955). E’ stata rielaborata da Chiari & Nuzzo nel 2000